Scrivo questo post mentre su TV e giornali sta imperversando “FICO”, nuova creazione del patròn di Eataly, Oscar Farinetti. Grande clamore, ne parlano un po’ tutti e, probabilmente, anch’io nel mio piccolo sto contribuendo a questo grande evento mediatico.
Cercherò di portare un mio personalissimo punto di vista… fatico innanzitutto a trovare il senso al nome del progetto “Fabbrica Contadina”. Ho sempre considerato le due parole in antitesi. La terra è il luogo della creazione e dell’originalità, della produzione naturale e sempre diversa, unica, perchè dipendente da mille variabili, molte di queste non controllabili dall’uomo.
La fabbrica è anch’essa luogo della creazione e produzione ma in un’ottica di standardizzazione e controllo massimo dei processi, in cui il “sempre uguale”, il conforme è sinonimo di qualità, la diversità è spesso associata al “difetto”.
Provate a chiedere ad un qualsiasi contadino se il proprio raccolto è sempre uguale, se il suo grano ha sempre la stessa produttività, se le sue mele, le barbabietole, la soia escono uguali e precise e standardizzate tutti gli anni…
Inoltre il contadino si confronta spesso con produzioni numericamente limitate, con nicchie, eccellenze produttive…chi fa grandi numeri è, di solito, un industriale.

FICO e i veri eroi della cultura gastronomica italiana
Capisco del resto che se avessero descritto “FICO” come “Fabbrica del cibo” non avrebbero ottenuto lo stesso appeal nel marketing.
Contadino o fabbrica? Due termini che faticano a stare assieme…
Noi lavoriamo con gli agricoltori, spesso mi capita che le verdure a foglia larga siano bucate, che la frutta sia ammaccata, o comunque non bella e sempre precisa nella forma, alcuni vegetali contengono ospiti: larve, lumachine ecc.. Ma questo ci sta! Vogliamo e promuoviamo le coltivazioni biologiche, naturali, quindi dobbiamo saper, non solo accettare ma anche apprezzare questi piccoli “inconvenienti”, perchè sono sinonimo di sincerità!
Quando invece vedo sugli scaffali produzioni agricole sempre perfette, immacolate, sempre di misura standard… beh! in quel caso la definizione di “fabbrica contadina” ci può stare. Ma è questo ciò che stiamo cercando?
Sia chiaro: personalmente penso che iniziative imprenditoriali importanti come “FICO” siano opportunità importanti ad esempio dal punto di vista occupazionale e quindi ben vengano! Se aumenteranno nel mondo la considerazione e la cultura del cibo italiano, ancora ben vengano!
Il “FICO” e gli EROI della cultura gastronomica italiana
MA siamo sicuri che si trovi in questi grandi progetti e contenitori la vera essenza della “diversità” della ricchezza dell’enogastronomia italiana? Forse è un luogo tutto sommato comodo per averne un’idea abbastanza generale.

le botteghe; custodi della ricchezza enogastronomica italiana
MA ciò che forse “FICO” non riesce a raccontare è il lavoro e il passione di chi ha un negozio e si sacrifica ogni giorno per la propria passione e il proprio lavoro. Continua a leggere