Perchè questo blog?

Ho voluto creare questo blog per parlare del cibo, cosa che adoro, mi appassiona e mi incuriosisce per i sapori, gli odori, le consistenze e soprattutto per quel che sa raccontare della terra, dei luoghi e delle culture.
Mi piace confrontarmi e parlare delle materie prime e delle tecniche di trasformazione: dalle tradizionali alle più recenti frutto di ricerca ed innovazione esclusivamente nel rispetto dei cicli naturali, della biodiversità e del buon gusto.  E poi i migliori prodotti artigianali, le primizie, le chicche…

Cosa significa Filiera e perché è importante renderla sostenibile

Cosa significa “filiera” e perché è importante renderla sostenibile, soprattutto quando si parla di carne

Quando sentiamo parlare di filiera alimentare, spesso pensiamo solo al prodotto finale: quello che troviamo al supermercato o nel piatto. Ma dietro ogni alimento, soprattutto dietro la carne, c’è un percorso fatto di persone, animali, risorse e tanto lavoro. La filiera è proprio questo: l’insieme di tutte le fasi che portano un prodotto dalla sua origine fino a noi.

Nel caso della carne, la filiera coinvolge chi alleva gli animali (polli, bovini, suini, ovini), chi li nutre, chi li trasporta, chi li trasforma, chi li vende. Ognuno di questi passaggi ha un ruolo fondamentale, e per parlare davvero di sostenibilità, tutti devono essere giustamente ricompensati per il valore che apportano.

Filiera sostenibile

Il valore dell’allevamento sostenibile

Gli allevatori sono il primo anello della catena. Il loro lavoro è spesso duro, quotidiano e richiede una grande competenza. Non si tratta solo di “dare da mangiare agli animali”, ma di conoscere le esigenze di ogni specie, garantire la loro salute, rispettare i cicli naturali e prendersi cura del territorio.

In una filiera sostenibile, gli animali vivono in condizioni rispettose del loro benessere: liberi di pascolare, con spazio per muoversi e ripari sicuri in caso di maltempo. Questo tipo di allevamento non solo è più etico, ma anche più sano, perché riduce lo stress degli animali e limita il ricorso a farmaci. Il risultato? Una carne di qualità superiore, più naturale e trasparente.

bovini allevati al pascolo Filiera Rizzieri

bovini allevati al pascolo Filiera Rizzieri

Il vero costo della carne a basso prezzo

Tuttavia, non tutta la carne segue questo percorso. Per rispondere alla domanda di prodotti economici, l’industria propone spesso allevamenti intensivi, dove centinaia o migliaia di animali vivono in spazi ristretti, con scarsa possibilità di muoversi, senza accesso al pascolo e con condizioni spesso lontane da ogni idea di benessere.

Questi sistemi abbassano i costi, ma a caro prezzo: sofferenza animale, sfruttamento del lavoro, impatto ambientale elevato e perdita di valore per tutta la filiera. Quando un prodotto costa poco, qualcuno – o qualcosa – ne sta pagando le conseguenze.

Scegliere con consapevolezza

Essere consapevoli del significato di filiera ci aiuta a fare scelte più giuste. Sostenere una filiera sostenibile vuol dire scegliere prodotti che rispettano chi lavora con impegno e passione e che tutelano il benessere animale. Vuol dire riconoscere che il cibo ha un valore, e che dietro ogni boccone c’è un mondo intero che merita rispetto.

Ricordarti sempre che sei tu con le tue scelte che fai il mercato

Il consumatore è la persona che decide il mercato. Cosa deve esserci e cosa deve sparire. Se tutti i consumatori smettessero improvvisamente di consumare Coca Cola, l’azienda fallirebbe dopo poche settimane. Le persone hanno il potere in mano ma non si accorgono di averlo. Se tanti consumatori richiedessero certe tipologie di carne allevate in maniera specifica, alla forte domande ci sarebbe più produzione e di conseguenza un minor prezzo. Le filiere citate, badate bene, non fanno nulla di straordinario, ma eseguono ciò che andrebbe fatto, dovrebbe essere la normalità, non l’eccellenza o la nicchia.

La qualità si paga, ma paga anche: in salute, in etica e in futuro.

I segreti per un Barbecue perfetto: consigli, tecniche e astuzie

I Segreti per un Barbecue Perfetto: Consigli, Tecniche e Astuzie da Vero Griller

Il profumo della brace accesa, il suono della carne che sfrigola sulla griglia, una birra fresca in mano e gli amici attorno: pochi momenti sanno regalare lo stesso piacere di un barbecue ben fatto. Ma dietro quel semplice gesto di “buttare qualcosa sulla griglia”, c’è un’arte che si affina con passione, tecnica e qualche trucco del mestiere.

In questo articolo, ti guiderò passo dopo passo per ottenere il massimo da ogni grigliata, sia che tu sia alle prime armi, sia che tu voglia perfezionare la tua tecnica.


🧱 1. La Preparazione è Tutto: Il Fuoco si Vince a Tavolino

La grigliata inizia molto prima di accendere la brace. Organizzare bene gli spazi, scegliere il giusto tipo di barbecue(a carbone, gas, legna o elettrico) e preparare la materia prima sono i primi passi fondamentali.

Consiglio:
Scegli sempre carbone di qualità o legna dura stagionata, come quercia o faggio, per una combustione più duratura e aromatica. Evita carboni economici pieni di additivi chimici: rovineranno il sapore del cibo.


🔥 2. Il Controllo della Temperatura: Cuocere, non Bruciare

Uno degli errori più comuni è pensare che una fiamma alta significhi una buona cottura. Niente di più sbagliato.

Regola d’oro:
Impara a gestire zone di calore diretto e indiretto.

  • Diretto: per carni sottili e cotture rapide (hamburger, salsicce, spiedini).

  • Indiretto: per tagli più spessi o delicati (ribs, pollo intero, costate), dove il calore cuoce più lentamente, quasi come in un forno.


🥩 3. La Qualità della Carne fa la Differenza

Può sembrare banale, ma la scelta della carne è fondamentale. Opta per:

  • Costate ben marezzate (grasso distribuito, sinonimo di sapore e morbidezza)

  • Salsicce artigianali, senza troppi conservanti

  • Pollo ruspante, più saporito e consistente

  • Tagli alternativi: come il diaframma o la picanha, gustosi e spesso sottovalutati

Marinatura? Dipende.
Non tutte le carni devono essere marinate. Spesso sale, pepe e un filo d’olio bastano, specialmente se la carne è buona. Tuttavia, per alcuni tagli più duri o meno nobili, una marinatura con acidi (limone, aceto, yogurt) aiuta a intenerire e aromatizzare.


🧂 4. Sale, Spezie e Timing: Quando Condire

Il momento giusto per salare dipende dal tipo di carne.

  • Su tagli spessi (come bistecche o tomahawk), sala prima per favorire la penetrazione.

  • Su tagli sottili, sala a fine cottura per evitare che perdano troppi liquidi.

Usa spezie con criterio. Una rub (miscela di spezie secche) ben fatta può trasformare completamente un taglio semplice. L’importante è non coprire il gusto naturale della carne.

Uno degli errori più comuni? Trattare la carne come se fosse in padella.

Regola: gira la carne una sola volta, a metà cottura.
Lascia che si formi la crosticina (reazione di Maillard), che regala il sapore “da griglia” che tutti amiamo.

Bonus tip:
Non schiacciare la carne con la paletta! Ogni volta che lo fai, fai uscire i succhi. Tradotto: carne secca.


🌡️ 6. Il Termometro è il Tuo Miglior Amico

Non si può improvvisare la temperatura interna della carne. L’unico modo preciso per sapere se è cotta al punto giusto è usare un termometro a sonda.

Ecco alcune temperature indicative:

  • Manzo al sangue: 50–52°C

  • Media cottura: 55–60°C

  • Ben cotta: 65°C+

  • Pollo: 74°C

  • Maiale: 68–70°C


🛑 7. Riposo: Il Passaggio Ignorato (ma Cruciale)

Dopo la cottura, lascia riposare la carne 5–10 minuti coperta con un foglio di alluminio. Questo permette ai succhi di ridistribuirsi e alla carne di rilassarsi. Saltare questo passaggio significa perdere parte del lavoro fatto.


🍗 8. Non Solo Carne: Verdure e Alternative

Barbecue non vuol dire solo carne. Melanzane, zucchine, peperoni, pannocchie, cipolle, persino frutta (ananas, pesche) si prestano benissimo alla griglia.

Consiglio extra:
Prova a grigliare del pane rustico spennellato con olio e aglio. Semplice e incredibilmente buono.

🧠 Ultimo Consiglio: Divertiti!

 

Grigliare non è solo tecnica, ma anche convivialità, passione e voglia di sperimentare. Ogni grigliata è una nuova occasione per migliorare, per imparare dagli errori e, soprattutto, per godersi il momento.


📌 In sintesi:

  • Scegli bene la materia prima

  • Controlla la temperatura con intelligenza

  • Usa il termometro

  • Non stressare la carne

  • Lasciala riposare

  • E… divertiti!


Hai altri dubbi o vuoi consigli su attrezzature, marinature o tecniche specifiche? Scrivimi nei commenti, sarò felice di aiutarti!

🔥 Buona grigliata!

Allevamento del manzo sempre meno presente in Europa e politiche Europee contro le piccole aziende

🐂 Il drastico calo dell’allevamento del manzo in Europa: un patrimonio che rischia di scomparire

Negli ultimi decenni, l’allevamento del manzo in Europa ha subito un declino profondo e sistemico. Non solo il numero di aziende agricole si è dimezzato, ma anche il numero complessivo dei capi bovini è in costante diminuzione. Le ragioni sono molteplici: la chiusura progressiva delle piccole realtà rurali, l’assenza di ricambio generazionale e, sempre più frequentemente, l’esportazione di bestiame vivo verso paesi come il Libano o il Sud Africa, disposti a pagare prezzi superiori rispetto al mercato interno.

Un settore un tempo pulsante di vita, radicato nella cultura e nell’economia locale, rischia oggi di scomparire sotto il peso di politiche agricole inadeguate, logiche di mercato aggressive e disinteresse istituzionale.

Le cause di un declino annunciato

1. Ricambio generazionale assente
Uno dei nodi più critici è il ricambio generazionale: meno dell’1 % dei gestori agricoli ha meno di 25 anni e solo una minima parte è sotto i 35. I giovani vedono l’allevamento come un’attività economicamente poco attrattiva, sovraccarica di burocrazia e incapace di offrire prospettive stabili. L’accesso alla terra è difficile, gli investimenti iniziali sono onerosi e la concorrenza, spesso sleale, dei grandi allevamenti industriali rende quasi impossibile l’ingresso di nuove forze nel settore.

2. La chiusura delle piccole aziende
Negli ultimi 20 anni, il numero delle aziende agricole che allevano bovini si è più che dimezzato in molti paesi europei. Le piccole imprese agricole faticano a sostenere i costi crescenti di produzione — mangimi, carburanti, servizi veterinari — che spesso superano il prezzo di mercato della carne. Senza il supporto di una rete efficiente di distribuzione e con margini sempre più ridotti, la chiusura diventa l’unica via percorribile per moltissime famiglie contadine.

3. Politiche comunitarie sbilanciate
La Politica Agricola Comune (PAC), che dovrebbe garantire equità e stabilità al comparto, ha finito per favorire in maniera sproporzionata i grandi allevamenti intensivi. Circa l’80 % dei contributi PAC va infatti al 20 % delle aziende agricole più grandi. Questo modello ha alimentato una progressiva concentrazione della produzione, incentivando la quantità piuttosto che la qualità e penalizzando fortemente le aziende di dimensioni ridotte, spesso custodi di pratiche più sostenibili, rispettose del benessere animale e legate al territorio.

Il paradosso degli allevamenti intensivi

Mentre le piccole aziende chiudono, gli allevamenti intensivi crescono, sostenuti da fondi pubblici e da economie di scala che ne riducono i costi di produzione. Tuttavia, questo modello industriale porta con sé conseguenze ambientali e sociali pesanti: consumo eccessivo di risorse idriche, emissioni nocive, impoverimento del suolo e perdita di biodiversità. Senza contare l’alienazione del lavoro agricolo, ridotto a mera catena di montaggio animale.

allevamento intensivo manzoParadossalmente, proprio le strutture meno sostenibili sono quelle maggiormente sostenute dai fondi europei, mentre le aziende agricole familiari — che spesso custodiscono varietà locali, tradizioni gastronomiche e paesaggi — vengono lasciate indietro. Continua a leggere

Allevamento intensivo: esiste un’alternativa?

Qual è la vera alternativa all’allevamento intensivo? Una risposta concreta, sostenibile e… radicata nella terra

L’allevamento intensivo è oggi uno dei modelli produttivi più controversi del nostro tempo. Lo vediamo ogni giorno, anche se spesso indirettamente: carne a basso costo sugli scaffali, animali allevati in spazi chiusi, e conseguenze ambientali e sanitarie sempre più difficili da ignorare.
Ma esiste un’alternativa seria, concreta, praticabile?
Sì. E non si trova nei laboratori, ma nei pascoli, nelle aziende agricole che rispettano i ritmi della natura e nella sapienza di chi alleva animali in modo etico e rigenerativo.

L’allevamento estensivo e rigenerativo: qualità, benessere, futuro

A differenza dell’allevamento intensivo – dove l’obiettivo è produrre grandi quantità di carne nel minor tempo possibile – l’allevamento estensivo si basa su un principio semplice: meno, ma meglio.

bovini allevati al pascolo Filiera Rizzieri

bovini allevati al pascolo Filiera Rizzieri

Gli animali vivono all’aperto, si nutrono di erba e foraggi naturali, si muovono liberamente e crescono secondo i loro ritmi. Questa pratica, se ben gestita, si evolve nell’allevamento rigenerativo, un modello che non solo rispetta l’ambiente, ma lo migliora attivamente.
Attraverso la rotazione dei pascoli, il pascolamento controllato e la fertilizzazione naturale del terreno, questi allevamenti:

  • migliorano la fertilità del suolo
  • contrastano l’erosione e l’abbandono delle terre alte
  • sequestrano carbonio e contribuiscono a combattere il cambiamento climatico

È un sistema antico e al tempo stesso moderno, che mette al centro il territorio, la biodiversità e il rispetto della vita.

Il cuore pulsante: l’allevatore e il suo ruolo insostituibile

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Il prezzo della carne: da cosa dipende?

Parliamo di prezzo della carne… Quante volte abbiamo sentito la frase” Buonissima questa carne però e’ troppo cara!”

Questo in qualunque regione, città, paese d’Italia,  il problema del prezzo ci fa sempre riflettere sull’acquisto. Chiediamoci perché ci sono carni che costano poco e carni che costano di più e quali fattori incidono sul prezzo.

Il prezzo della carne varia perché varia il valore

Non è forse vero che la carne è sempre carne? Con questo nome viene compresa un’intera categoria merceologica; va da sé che ci chiediamo, “perché devo acquistare una bistecca che costa di più quando possiamo risparmiare?”

Perfetto, allora perché non ci facciamo la stessa domanda quando si acquista un’auto?

Anche le macchine fanno tutte parte di un’unica categoria merceologica… eppure ci sono macchine più pregiate che costano molto e macchine più economiche che naturalmente valgono meno, ma In questo caso riconosciamo tutti la differenza….

Sono molte le differenze tra un pezzo di carne economico ed un pezzo di carne “caro”.

Parto con una mia personale constatazione SE COSTA MENO E’ PERCHE’ VALE MENO.

Il macellaio va in stalla a scegliere i capi?  Va a visionare come vengono trattati gli animali? Controllare gli ambienti dove vivono?  Cosa mangiano?…  Purtroppo oggi tutto questo è quasi utopia.

Sono rarissimi i professionisti che fanno questo passaggio fondamentale nell’azienda agricola. Questo però permetterebbe anche al professionista di trasmettere e far comprendere meglio al proprio cliente il sacrificio e lo studio che c’è dietro a questo lavoro per poter arrivare a un risultato di eccellenza e gli consentirebbe di motivare (non di giustificare!) un prezzo più elevato.

Il prezzo della carne parte dall’allevamento, anzi dalla Terra!

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Sego di manzo: il grasso dimenticato

Oltre all’olio extravergine e al burro esiste anche il SEGO DI MANZO

Siamo sempre stati abituati a vedere in cucina l’uso di grassi per accompagnare i piatti, dare gusto, sapore, mantecare, arricchire e dare corpo a un piatto che, senza questi ingredienti, risulterebbe con sapori molto più semplici e meno complessi.

I principali grassi utilizzati in cucina

Ma quali sono i due principali grassi usati in cucina e anche in pasticceria? Semplice: burro, olio extravergine di oliva e, non dimentichiamoci, il nostro re emiliano protagonista in alcune preparazioni come la piadina, lo strutto. Ebbene, se è vero che ognuno di loro ha delle caratteristiche ben precise, se è vero che ogni singolo elemento ha il suo scopo, è paradossalmente vero che a volte qualcuno di questi elementi sostituisce inaspettatamente l’altro.

E così vediamo che il nostro amato burro nel panettone a volte viene sostituito con l’olio extravergine di oliva, dando sicuramente più leggerezza al prodotto, anche se magari si perde un po’ in gusto.

Quanti oli sulla nostra penisola

E come dimenticare il risotto, quando viene mantecato con il burro, o una semplice insalata con un buon extravergine? E non addentriamoci nel patrimonio nazionale degli extravergini, così diversi, così unici, in grado di creare una vera e propria carta dell’olio per abbinare a piatti diversi. Anche un semplice e unico pane e olio diventa straordinario.

Non si butta nulla, un grasso dimenticato il sego di manzo

Pensate che nelle mie zone emiliane di Ferrara, un tempo, sempre per la solita regola del “non si butta niente”, i biscotti venivano fatti con il grasso del cappone. È veramente straordinario pensare a quanto ingegno del non spreco si avesse un tempo. E così, continuando questa filosofia, questi insegnamenti dettati dai nostri nonni, portiamo avanti la causa del non spreco e dell’utilizzare tutto dell’animale.

Il sego, il burro di manzo

sego di manzo

Un po’ ispirati da qualche video visto all’estero, ci siamo detti: “E se il nostro burro fosse fatto con il grasso nobile delle nostre scottone posto a copertura del filetto? Cosa succederebbe?” Abbiamo così iniziato a fare sperimentazione e ricerca e, anche se i primi risultati non sono stati estremamente incoraggianti, prova che ti riprova siamo giunti al nostro mitico panetto di finto burro fatto con il grasso del filetto. È vero, la mucca c’entra sempre, ma qui viene esaltato un pezzo che va a finire all’interno di bidoni di scarto.

Come si fa il sego di manzo?

La prima cosa è essenziale partire da una materia prima, molto, molto alta, manco a dirlo. E si proprio così, perché dobbiamo ricavare l’essenza della materia. Infatti una volta tolto il grasso, lo si taglia in piccoli pezzi e lo si fa sciogliere a temperatura non troppo elevata, meglio al di sotto dei 100 gradi. Una volta che il grasso si scioglierà andrà filtrato, con un colino a maglia sottile o con etamina, raffreddato per poi essere conservato in frigo, meglio se in vasetti di vetro o sottovuoto. Attenzione con quello che rimane nello scioglimento, quindi una parte di grasso che non scioglie, non buttatelo perchè lasciandolo raffreddare e aggiungendo un po di sale, saranno ottimi ciccioli di manzo. Attenzione il fatto di partire da una materia molto alta è rilevante, perché come tutti i grassi, in quello che andrete a sciogliere sarà contenuto ciò di cui si sarà nutrito l’animale. Omega 3, Omega 6, acido olinoleico ecc….. quindi siate ben consapevoli di ciò che acquistate.

Come usare il sego di manzo in cucina

E cosa facciamo con questo finto burro? Beh, la prima idea è stata quella di condire le nostre patate fatte alla brace. Quindi abbiamo preso gli elementi che accompagnano la patata: il rosmarino, l’aglio, abbiamo aggiunto la salvia e abbiamo aromatizzato il nostro burro conferendogli delle complessità aromatiche che ci aiutano a esaltare la patata in cottura. Ma non è l’unica preparazione, possiamo concederci di metterlo anche per un roux per legare una salsa, possiamo utilizzarlo per un soffritto, insomma le valenze sono tante.

La cosa essenziale è aver recuperato un pezzo considerato di scarto e averlo fatto divenire nobile, interessante, utile, sostenibile e non aver perso gli insegnamenti dei nonni.


 

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di Scottona Regina Rossa Filiera Rizzieri

 

 

 


 

Carne e vegetali: una finta diatriba

Ma che senso ha una diatriba tra carne e vegetali?

Fin dalla notte dei tempi c’è sempre stato un forte legame tra la terra e gli animali. Concetto certamente antico ma che non ha perso il suo valore. Già, proprio perché dalla terra nasce tutto, su questo argomento ho scritto anche un libro nel 2018 dal titolo piuttosto calzante: “Tutto parte dalla terra” per raccontare quanto è importante per me questo tema.

Carne e vegetali una finta diatriba

Infatti, se ad esempio iniziamo a trascurare i campi, diventerebbe un lavoro completamente inutile allevare gli animali in questi terreni, ricordiamoci che, se la terra è maltrattata o inquinata, l’animale non potrà mai ne cibarsi ne’ dissetarsi in maniera sana, e tutto questo si trascinerà e verrà poi portato sulle nostre tavole. Continua a leggere

Intervista a Shantih Coro – Asseintestinocervello

Oggi abbiamo l’onore di ospitare sul blog il Dottor Shantih Coro. Nutrizionista e coach italo-americano che attualmente vive e lavora a St. Augustine, in Florida (Stati Uniti). Consegue la sua formazione accademica negli Stati Uniti e si occupa di Dieta GAPS per l’asse intestino cervello e stile di vita applicati alle patologie, sport e benessere.

Buongiorno Dott. Coro e benvenuto nel blog. La prima cosa che vorrei chiederle e di presentarsi al nostro pubblico, chi è? E cosa fa?

Buongiorno, io sono quello che in Italia viene chiamato biologo nutrizionista, anche se il percorso di studi qui in America sia molto diverso da quello italiano. Anni fa venni negli USA proprio perché la formazione per i nutrizionisti è su un altro livello. Ci sono molte attività, materie, progetti, esperienze sul campo e molto altro che i nutrizionisti italiani non fanno, anche perché in Italia è una professione nuova e non ancora ben ancorata nel sistema sanitario e non. Basti pensare che in Italia un nutrizionista in tre-quattro anni con biologia o scienze dell’alimentazione ha finito il suo percorso di studi, qui negli USA servono dai sei agli otto anni per diventare nutrizionista, di cui oltre mille ore di rotazioni da clinica in ospedale, alla mensa di case di cura a team di atleti professionisti. Poi c’è l’esame di stato e si può iniziare la professione, chi decide poi di diventare ricercatore esiste il PhD in scienza dell’alimentazione o nutrizione che in Italia ancora non esistono.

 

Shantih Coro Nutrizionista

Shantih Coro – asseintestinocervello.com

Mi occupo principalmente di patologie autoimmuni, problemi digestivi e per molti anni mi sono occupato di nutrizione sportiva con atleti di altissimo livello. Ho seguito il numero 5 al mondo del tennis professionistico, ho lavorato con il team di Thiago Silva per la preparazione al campionato del mondo nell’UFC di arti marziale miste contro Lyoto Machita, campione del mondo di triathlon e tanti altri. Ho inoltre un programma per CEO, esecutivi, professionisti per soli uomini di oltre i 40 anni sulla longevità negli Stati Uniti.

In questi anni non mi sono occupato solo di nutrizione ma ho creato un programma che abbraccia la salute a 360 gradi che va ben al di la della sola nutrizione.

Come è nata la Sua specializzazione in malattie autoimmuni, un caso particolare?

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Allenamento e dieta Anti Aging: Intervista ad Enrico Dell’olio

Oggi ospitiamo sul blog Enrico Dell’olio. Allenatore, autore di libri su allenamento, dieta e Anti Aging, ricercatore nel campo dell’allenamento con i pesi e del cambiamento della composizione corporea con tecniche di Alta Intensità (HIT). Fondatore nel 2009 della HITA. Coaching On Line

Buongiorno Enrico e benvenuto sul blog. Ti chiedo se puoi presentarti al nostro pubblico sul chi sei, cosa fai e in che cosa sei specializzato?

Ciao Lorenzo e grazie per ospitarmi nel tuo Blog, inizio come agonista Body Builder nel 1989, in pochi anni mi impongo all’attenzione del mondo della Cultura Fisica italiana entrando nel 1994 in nazionale e classificandosi terzo al campionato del mondo WABBA del 1995. Nel 1994 divento allievo del grande campione Mr Olympia Mike Mentzer che mi introduce personalmente alla tecnica di allenamento da lui sviluppata: l’Heavy Duty. Questo incontro cambierà per sempre la mia vita facendo di me l’uomo ed il ricercatore che sono oggi.

La mia grande passione per il mondo della Cultura Fisica mi ha portato negli anni a diventare uno dei tecnici più conosciuti del settore; unico divulgatore in Italia delle tecniche di Alta Intensità (Heavy Duty e Protocollo Ibrido HD/ZT) tramite l’accademia da me fondata e di cui sono direttore: HITA (High Intensity Training Academy).
I miei studi decennali di biologia, nutrizione, fisiologia e genetica mi convertono da semplice tecnico a ricercatore del settore.

Nel 2009 pubblico il mio primo libro sulle tecniche HIT, “L’intensità applicata alla scienza dell’esercizio“, seguito nel 2011 dal mio secondo libro, La “Dieta Fasica” e, nel 2012, dal suo terzo libro “Protocollo Ibrido HD/ZT“. I miei tre libri in pochi anni vendono più di 5000 copie convertendomi in una delle autorità indiscusse del settore.

Oggi con i miei collaboratori continuo nella mia scuola a fare ricerca su nuove metodiche di allenamento e tecnologie alimentari atte a migliorare la performance nello sport con un occhio di riguardo come sempre all’amore della mia vita: la Cultura Fisica. Le ricerche che ho portato avanti negli ultimi 15 anni si sono concentrate sulle tecnologie alimentari e di allenamento tese a rallentare i processi di invecchiamento nella nostra specie affrontando la questione attraverso un approccio evolutivo, il lungo lavoro di ricerca e pratica ha prodotto un nuovo libro dal titolo: “ELISIR: un approccio Anti aging a 360 gradi per condurre una vita lunga e performante”.

Come è nata la tua passione per il bodybuilding?

E’ una storia lunga Lorenzo, tuttavia posso dirti che iniziai tutto dopo aver subito un infortunio: la rottura del ginocchio sinistro. Dopo il gesso passai alla fisioterapia, finita la fisioterapia mi fu consigliato di seguire in palestra…il resto è storia.

Da che età hai iniziato?

Iniziai a 13 anni.

Oltre alla palestra tu sei specializzato anche sulla nutrizione. Quanto è importante abbinata all’allenamento?

In realtà è importantissima, se dovessi darti delle percentuali ti direi che in caso di dimagrimento la dieta conta per l’80%, mentre l’allenamento per il 20%. In caso di aumento di massa muscolare direi 50% e 50%. Spesso uso dire ai mei clienti che potrei portarli a vedere gli addominali mentre passano tutto il giorno sul divano a guardare Netflix, semplicemente manipolando progressivamente la loro dieta, farli invece allenare tutti i giorni senza controllare la dieta non porterebbe a risultati apprezzabili, anzi, potrebbe addirittura farli ulteriormente ingrassare.

Quali sono i cibi che tendi a sconsigliare a chi ti segue e perché? Continua a leggere

Amazon Fresh: una nuova rivoluzione dei consumi?

Dal supermercato ad Amazon Fresh. Ci dobbiamo preparare ad una nuova rivoluzione della distribuzione alimentare?

L’avvento del Supermercato

Negli anni 80/90 il diffondersi dei supermercati su tutto il territorio nazionale ha provocato una vera e propria rivoluzione modificando gli stili di vita e le abitudini  alimentari degli italiani.
La diffusione di queste grandi, a volte enormi, aree dove si poteva trovare in un unico luogo tutto il necessario e oltre, sia a livello alimentare che non, dove si poteva scegliere dalla fettina, alla frutta, dal salume al pesce, ai detersivi…, ha modificato completamente il modo di fare la spesa, spesso concentrandolo in un unico giorno della settimana: la pubblicità, l’esposizione e l’enorme varietà e disponibilità  di merce ha esercitando una grande attrazione al consumo che ha condizionato tutta la popolazione fino a modificarne radicalmente le abitudini. 

La crisi delle botteghe

E’ risaputo come questa rivoluzione abbia mandato in sofferenza i piccoli negozi, le botteghe di paese, che indubbiamente davano un servizio anche di carattere sociale e relazionale, ma che non potevano sopravvivere ai prezzi concorrenziali della grande distribuzione, finendo spesso col chiudere.
Non di rado molti dei piccoli commercianti costretti a chiudere la propria attività, hanno trovato impiego come dipendenti proprio nei supermercati.
L’estendersi anche sui nostri territori di queste nuove abitudini al consumo arrivate da oltre oceano, hanno finito col prendere il sopravvento sulle botteghe specializzate nella vendita di un determinato tipo di prodotto, tipiche nel nostro Paese. 

Sicuramente il periodo della pandemia ci ha riportato alla nostalgia dei piccoli negozi, ad apprezzare la comodità delle piccole botteghe “sotto casa” , purtroppo ormai scomparse.
Proprio per questo, unitamente alla necessità di frequentare il meno possibile i grandi centri superaffollati,  in questi ultimi due anni abbiamo assistito ad un aumento smisurato delle vendite on line e delle consegne a domicilio.

Amazon Fresh

Amazon Fresh e la vendita di prodotti alimentari

Con molta probabilità siamo di fronte a una nuova rivoluzione dei consumi: i grandi colossi come Amazon hanno aumentato in modo esponenziale i propri introiti, investendo in tecnologie sempre più sofisticate e in sistemi organizzativi all’avanguardia.
Approda così anche in Italia (per ora solo nelle grandi città come Milano, Roma, Bologna, Torino) Amazon Fresh, il servizio di Amazon dedicato alla spesa online dei prodotti alimentari anche freschi che consente di ricevere a casa i propri ordini in giornata senza costi aggiuntivi (o di ritirarli presso determinate strutture) .

Inclusi in questo servizio è possibile trovare migliaia di prodotti, tra cui pesce, carne, frutta e verdura e prodotti per la cura della tua casa.

Come funziona Amazon Fresh?

La consegna è prevista in giornata in una fascia oraria di due ore (fra le 12 e le 20) scelta al momento dell’acquisto ed è gratuita per ordini superiori ai 50 euro, mentre se si desidera una fascia oraria diversa vi è una maggiorazione di poco meno di 5 euro. Mentre come già detto, è completamente gratuito il ritiro effettuato presso un magazzino fra quelli preposti.
Per ora questo servizio è destinato solo ai clienti iscritti ad Amazon Prime.

Una rivoluzione nel nostro modo di fare la spesa?

Che dire assisteremo ad una nuova rivoluzione? Cambierà nuovamente e radicalmente le nostre abitudini di fare la spesa? Ancora è difficile da prevedere,  ma sicuramente potenzialmente ha tutte le caratteristiche di una nuova rivoluzione dei consumi e delle abitudini, in arrivo.
Sarà inoltre interessante verificare come reagiranno i supermercati esistenti e in che modo correranno ai ripari.
Per ora limitiamoci ad osservare con attenzione come evolverà questa nuova tendenza.