Il pastore: un mestiere sottovalutato e per nulla “semplice”!

Quello del pastore è uno dei lavori più antichi dell’umanità, tuttavia oggi risulta essere una professione superata e praticamente sconosciuta alla maggior parte delle persone.

Lo si può immaginare come una persona con scarsi rapporti sociali, che porta a spasso il suo gregge per lunghi periodi,  dedita a una vita dura e di sacrificio.

il pastore – gregge della famiglia Morandi (allevamento veneto ovini)

In realtà è uno dei mestieri meno conosciuti e più sottovalutati, dalle molteplici sfaccettature e molto importante per la salvaguardia del territorio.

Vediamo insieme cosa fa un pastore:

  • Controlla il territorio: mantiene gli alpeggi puliti, favorisce la crescita di una grande varietà di piante per l’anno seguente; non porta quasi mai il gregge a pascolare due volte nello stesso posto e con la sua attività protegge il territorio da smottamenti, frane, incendi.
  • Conosce le piante di cui si nutrono le sue pecore, vacche o capre… o i muschi scovati sotto la neve, nel caso delle renne. Riconosce le erbe dannose e quelle più adatte al benessere degli animali e alla qualità del latte, quindi, per quanto gli compete, è esperto di botanica.
  • Sa di genetica: conosce i punti di forza e le debolezze della razza con cui lavora, con quali razze farla incrociare, riconosce gli esemplari più adatti perché la riproduzione sia forte e prolifica.
  • È un po’ anche veterinario: sa riconoscere un animale sano e spesso sa curare quelli malati. Sa assistere i suoi animali durante il parto e sa quando metterli al riparo dal freddo. In base alle piante che gli animali scelgono al pascolo capisce di quali sostanze nutritive hanno bisogno.
  • Sa addestrare i cani perché lo aiutino a dirigere e a raggruppare il suo gregge.
  • È capace a mungere, fare il formaggio e stagionarlo.

Fonte slowfood: https://www.slowfood.it/il-pastore/

Il pastore: una professione che merita rispetto e gratitudine!

É quindi una figura eclettica che merita un po’ più di attenzione e di riconoscimento. Per fare il pastore sono necessarie molte competenze e la capacità di vivere in piena sintonia con la natura.

Un lavoro che, io credo, non va banalizzato, ma anzi conosciuto e valorizzato, sia per la conoscenza che per la tradizione antica che porta con sé.

Infatti quest’attività fino a qualche anno fa in declino, quasi scomparsa, sia perché considerata poco appetibile dalle giovani generazioni per sia per il dilagare degli allevamenti intensivi, sembra oggi destare nuovo interesse anche nei giovani che, come racconta la Coldiretti, hanno deciso di fare del pascolo e della produzione di formaggio pecorino o di latte di qualità il loro lavoro.

Quindi, se magari in vacanza con i nostri figli,  abbiamo la fortuna di incontrare un gregge, dedichiamo 10 minuti per raccontare del lavoro del pastore, esaltiamone le competenze e le conoscenze uniche, perchè di esempi positivi e di rispetto della terra c’è bisogno!

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