Cibo industriale: comodo, pratico, veloce…a che prezzo?

Cibo industriale, tecnologia applicata al comparto alimentare per aumentare produzione e velocità.
Indicativamente dalla fine degli anni ’60 in poi abbiamo assistito al boom del cibo confezionato, con scadenze epocali. E’ la rivoluzione, di cui abbiamo già parlato per le produzioni agricole, che vedrà la nascita dell’industria alimentare.

Le grandi società entrano nelle case delle famiglie attraverso la TV. Pubblicizzano un modello diverso di alimentazione, la cucina ed il cucinare è sostanzialmente una perdita di tempo, i loro prodotti fanno risparmiare tempo e fatica alle madri ed alle casalinghe.
Il cibo confezionato ed industriale diventa sinonimo di modernità, di evoluzione sociale.

cibo industriale

Purtroppo però c’è il rovescio della medaglia. E così l’evoluzione diventa involuzione della qualità dei cibi e delle materie prime.

Cibo industriale per risparmiare TEMPO

Una delle prerogative che accomuna la terra, la campagna con la cucina è una cosa molto semplice IL TEMPO.
Tempo che progressivamente si perde, se ne ha meno a disposizione, si prepara e si cucina meno perché non si ha tempo!
Esempio classico…Si è passati dal preparare per i propri figli il panino con la mortadella, il prosciutto o il salame, (ve la ricordate a scuola la nostra merenda? quando si apriva quel sacchetto ed i profumi che sprigionava) poi sono arrivate le merendine confezionate.

Pratiche, veloci, già pronte, basta prendere il sacchetto e metterla dentro lo zaino: non sporca, non odora, è pratico… La comodità e la praticità prima di tutto.

E’ proprio su questi due fattori che l’industria alimentare ha puntato ed ha creato prodotti sempre più innovativi e pratici per far fronte ai cambiamenti sociali.

Lavorando in campo alimentare ed essendo produttore di salumi ho riscontrato direttamente quanti passi avanti si siano fatti (sia chiaro: anche importanti e positivi!)

Evoluzione o involuzione?

Ritengo di essere un grande appassionato di cibo e tutte queste trasformazioni non mi lasciano indifferente, al contrario mi stimolano ad informarmi, ad andare oltre il marketing e la rappresentazione pubblicitaria.

Sono rimasto letteralmente sconcertato dalla lettura di “Siete pazzi a mangiarlo!” libro di Christophe Brusset. Questo signore che ha lavorato oltre 20 anni in industria alimentare. Ha scritto questo libro che è diventato un best seller, in cui racconta come l’industria sia entrata prepotentemente nelle modalità di produzione andando a stravolgere i canoni di buon senso…ad esempio arrivando anche a  fare marmellate di fragole… senza fragole al suo interno!

Ma tanti altri illustri autori ed illustri intellettuali denunciano ormai quotidianamente questa deriva. In cui è il profitto a prevalere rispetto al prodotto. Cito ad esempio il Professor Franco Berrino che denuncia, in un articolo su “Il fatto alimentare”, i pericoli connessi il cibo spazzatura, composto da farine raffinate, zuccheri e grassi….

Quando il cibo ci sazia ma non ci nutre

Si perché il grande problema di oggi è che spesso il cibo ci sazia ma purtroppo non ci nutre. Penso siamo tutti concordi nell’affermare che è sempre la quantità che fa il veleno …anche grandi quantità d’acqua bevute in poco tempo possono portare ad intossicazione chiamata Iponatriemia.

Tutto questo per ribadire che … ok la tecnologia! ok migliorare standard igienici e di conservazione! MA sempre rimanendo nel RISPETTO della materia prima.

Il rispetto della materia prima dovrebbe essere il primo articolo della catena alimentare, e per avere rispetto di prodotto, si deve avere rispetto di chi fa il prodotto ed essere disposti a pagare il prodotto per le grandi leggi che lo compongono:

  • La materia (anche in produzione)
  • La professionalità di chi lo segue e lo fa

Questo concetto che sembra scontato spesso non lo è.
Con l’arrivo dell’industria si è cercato di fare grandi numeri a costi inferiori. Prima era esattamente il contrario… si aveva poco prodotto che era pagato per il suo valore. Assistiamo quindi ad un grande cambiamento di visione del modo di “fare cibo”.

In conclusione credo dovremmo accogliere positivamente gli aspetti positivi (che ci sono, lo ribadisco!) di questa evoluzione/rivoluzione…si pensi ad esempio ai nuovi metodi di conservazione alle migliorie igienico sanitarie, MA non dobbiamo smettere di interrogarci sulla perdita del VALORE del cibo!

 

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